La Feldi Eboli, al momento, non ha intenzione di esprimere un parere in merito alla riduzione del numero di stranieri da 7 a 3, ma si pone un’unica e logica domanda ben più lungimirante: se bisogna puntare sui giocatori nostrani, sono in grado tutte le società di sfornare e formare atleti in grado di competere ai massimi livelli? La Divisione ha in mente progetti per far fronte a questa esigenza e supportare i club?

La questione è più delicata di quel che sembra, perchè il tutto non si riduce solo ad una mera riduzione numerica ma passa anche da un aspetto socio-culturale. Infatti, sono tanti i giocatori oriundi che vivono e giocano in Italia da anni e molti di loro hanno anche difeso la maglia della Nazionale azzurra. La nuova regola darebbe meno possibilità a questi ragazzi e a quelli più giovani di loro di inserirsi nel panorama del calcio a 5 italiano, dopo che per anni sono stati una risorsa importante di questo sport.

Da qui nasce il pensiero del presidente rossoblù, Gaetano Di Domenico, che dichiara:

 “La riforma della Divisione Calcio a 5 stravolge completamente il modus operandi di questo sport, la crescita (e la decrescita) degli ultimi venti anni è passata sempre dal campo e dai meriti tecnici dei giocatori che vanno oltre lo STATUS (formato o NON formato), quello status che NON trova riscontro con il Passaporto, con la residenza (per alcuni anche di oltre 15 anni) o con il diritto al voto. Prima di esprimere la nostra opinione ci poniamo una domanda: che cosa mette in campo la Divisione Calcio a cinque? Che parte ha la LND? Quanto potrà incidere la FIGC?

Ad oggi non c’è nessuna certezza di quello che cambierà e di cosa sarà il futuro, tranne che per la distinta gara che vedrà presto un massimo di 3 oriundi e non più 7.

 Tantissime società, come noi, hanno investito in questo sport per molti anni. Il progetto rossoblù sta per compiere 20 anni e, riavvolgendo il nastro, emerge che nel tempo abbiamo subìto tante modifiche e cambiamenti passando dall’aspetto economico alle imposizioni di campo (settori giovanili e campionati nazionali) senza che però le società fossero mai affiancate in questo percorso. Tranne che nelle foto di rito, non ricordo progettualità al fianco delle società, non ricordo un settore tecnico a disposizione delle società, ma solo procacciatori di giovani a servizio di tornei e/o convocazioni per le uscite nazionali. Qualche idea per confrontarci ci sarebbe:

  • PROMOZIONE COSTANTE E ATTIVA NELLE SCUOLE;
  • CENTRI FEDERALI (almeno uno per regione, con appuntamenti settimanali diretti da tecnici federali);
  • SGRAVIO COSTI UNIVERSITARI (direttamente sulla matricola scolastica per gli studenti che giocano in campionati nazionali) per incentivare coloro che rinunciano dopo l’Under19.

 Queste sono solo alcune delle proposte che potrebbero coinvolgere le società del territorio con il ruolo di partner e non con l’onere di unico organizzatore che subisce economicamente e viene anche giudicato in mancanza di risultati, nonostante il peso di programmare e i costi da sostenere, oltre alla disponibilità di strutture molte volte inesistenti. Ma forse le nuove linee giuda prevedono idee ancora più ambiziose e (mi auguro) soprattutto subìto attuabili, questo è quello che le società si aspettano.

 La sostenibilità di ogni progetto è certamente un business plan che coinvolge ogni club ma passa comunque anche dalla passione, che viene mossa soprattutto dal campo. Quindi attenzione a non dimenticare che lo spettacolo, soprattutto in Serie A, è il primo protagonista sia per gli sponsor che per i Presidenti che da sempre sono i primi tifosi, gli stessi che auspicano che la crescita di questo sport sia veramente in atto!

La Feldi Eboli è pronta eventualmente ad accettare i cambiamenti adoperati dalla Divisione ma si aspetta chiarezza e progettualità per il bene del calcio a 5 italiano. Se c’è necessità di cambiamenti per la distinta di gara, ci sarà bisogno di molto altro ancora per il completamento di questo nuovo corso, altrimenti si rischia di andare verso un punto di non ritorno che farà male a tutto il movimento. Ed è per questo che la Divisione dovrebbe seriamente preoccuparsi di fornire supporto alle società con tutti gli strumenti e le progettualità necessarie per seguire insieme questo percorso Made in Italy.

Come club di Serie A riteniamo che la condivisione di tutto il progetto sia indispensabile al fine di scegliere se continuare a calpestare il parquet, insieme. Certo che, in giro per l’Europa, sarà difficile rappresentare l’Italia del FUTSAL, ma d’altronde anche questo naming dovrà cambiare perché futsal è una parola NON FORMATA!”

Filippo Folliero – Ufficio Stampa Feldi Eboli